Visto il problema dei nostri giorni riguardante la presenza accertata di alcuni lupi anche nella nostra zona, riportiamo l' articolo scritto nel febbraio del 2017 da una pastora, Anna Arneodo, residente a Monterosso Grana in provincia di Cuneo dove il "problema lupo" era già ricorrente.
Di seguito un secondo articolo datato marzo 2017 in risposta alle polemiche suscitate dall' articolo di Anna Arneodo dove alcune immagini pubblicate sono un po' "fortine" e sconsigliate ai lettori sensibili.
Ci uccidete senza sporcarvi le mani. J'accuse di una pastora
(28.02.17) Ci uccidete per imporre la vostra civiltà di plastica. Ci uccidete con ipocrisia, camuffando il genocidio con il pretesto di quella natura che state distruggendo e del lupo elevato a bandiera
di Anna Arneodo
Sta nevicando: neve di febbraio, pesante, neve che già sente la fine dell’inverno. Pochi chilometri più a valle è già pioggia; qui è passato stanotte tardi lo spazzaneve, ma ora si sale solo con le catene.
Le stalle sono piene di agnelli: belli, grassi, sono già agnelloni oltre i 30 kg, ma quest’anno nessuno riesce a vendere … la crisi, l’importazione …? Intanto nelle stalle pecore e agnelli mangiano… Fuori del giro dei pastori nessuno si accorge di niente. L’altro ieri ho parlato con un pastore: un gregge di una cinquantina di bestie adulte, la passione che lo teneva vivo per continuare:
« Come vanno le bestie? »
« Ne ho caricate 82, le ho tolte tutte, basta! Non vendi più un agnello, d’estate l’alpeggio, d’inverno il fieno, il lupo, la burocrazia che ti mangiano. Ho chiuso tutto! »
Un’altra sconfitta! Pian piano questa società ci sconfiggerà tutti, chiuderà la montagna, ne farà un grande parco da sorvolare con gli elicotteri, per posarsi sulle punte- eliturismo!- e guardare dall’alto il presepio delle borgate abbandonate. Questo sarà fra poco la nostra montagna!
E intanto: il lupo! Povero lupo, il simbolo ecologico, il simbolo della coscienza sporca di tanta gente, salviamo il lupo! “ La Stampa” di mercoledì 1 febbraio ne ha una pagina piena: non una parola sui pastori, su chi vive e mantiene viva la montagna. Chi scrive, chi protesta, chi difende il lupo e le teorie ecologiste sta in città, ha lo stipendio assicurato, tanto tempo libero per farsi sentire, magari è anche vegano per sentirsi la coscienza pulita.
Noi pastori, allevatori, gente di montagna siamo quassù a presidiare il territorio, a mettere in pratica quotidianamente l’ecologia( ecologia- da “oikos”= casa), noi difendiamo ogni giorno la nostra casa, il nostro paese, il nostro ambiente.
Ma di noi nessuno si ricorda, diamo perfino fastidio, siamo pietra di inciampo. Noi, gente della montagna, che da secoli su questa terre scomode abbiamo saputo creare una cultura, una sapienza di vita per sopravvivere in un ambiente ostile, noi con la nostra storia, la nostra lingua, noi non contiamo niente: l’economia e la politica hanno deciso così.
Vivi ormai quassù ogni giorno con una malinconia, una inquietudine dentro che ti spegne ogni entusiasmo, ogni voglia di combattere.
Ci state massacrando. È un nuovo genocidio della montagna, fatto senza sporcarsi le mani.
Ultima bandiera il lupo.
Anna Arneodo
Sopra: Anna fa il fieno con i figli per le sue pecore.
Fonte: http://www.ruralpini.it/Una_pastora_ai_sig...QeJkIt9X8VYp65M
La risposta della pastora agli animalisti
Anna Arneodo replica al qualunquismo animalista (quello del:"Tanto li rimborsano, che c...o si lamentano sti pastori"?) e ribatte: "Vi farebbe piacere che il lupo uccidesse il vostro barboncino e comprarvene un altro con i contributi regionali (che arrivano dopo un anno)?
(09.03.17) Insieme a tantissime attestazioni di solidarietà la dura presa di posizione della pastora Anna Arneodo ("Ci uccidete senza nemmeno sporcarvi le mani") ha raccolto, come prevedibile, anche commenti negativi. Gli animalisti ritengono che ripetere allo sfinimento i loro luoghi comuni: ("tanto gli animali sono rimborsati", "colpa loro che non usano le reti e i cani") sia sufficiente per evitare che l'opinione pubblica si interroghi sull'ingiustizia sociale subita dai pastori. Essi subiscono tutte le conseguenze di una "convivenza" con il lupo decisa in città, da chi ha di certo la vita più comoda di loro.
Ecco un grazioso commento (quella che "si lamenta" è Anna):
"... le bestie che tendenzialmente muoiono a causa dei predatori, sono quelle vecchie/deboli/ammalate. Solo che le regioni sono assicurate ed il capo te lo ripagano. Però te lo ripagano come uno nuovo/giovane/sano. Quindi che ca...o si lamenta a fare?"
Da questi atteggiamenti trasuda una forma secolare di disprezzo dei contadini e dei pastori, trasuda la visione meccanicistica, riduzionistica, dualistica di un pensiero che è tutt'altro che ecologico, tutt'altro che consapevole dell'unità dei sistemi viventi, dell'unità di quelle dimensioni biologiche, sociali, psicologiche, spirituali che la società moderna, borghese e industriale ha separato (con le nefaste conseguenze sociali e ambientali che conosciamo). Il "partito del lupo" è fermo al pensiero cartesiano, all'animale macchina, al dualismo umano-naturale (ribaltando la superiorità dell'umano in quella di una natura idealizzata). La pecora è una "macchina da carne" e la sua sofferenza non ha alcun valore. Il lupo è una "macchina miracolosa" che, in una visione quanto mai semplicistica della realtà ecologica, oltretutto tenuta artificialmente separata da quella sociale, ripristina l'equilibrio naturale. In realtà gli animalisti attaccano i pastori con argomenti molto grevi, volgari e offensivi.
Dietro c'è un meccanismo di transfer: il lupo è un animale nobile e superiore e noi che ci identifichiamo con il lupo siamo super-uomini; la pecora è una bistecca ambulante e i pastori che si identificano con essa sono esseri subumani della cui disperazione ce ne freghiamo.
A quelli, invece, che in buona fede pensano al lupo idealizzandolo ma senza farne una bandiera ideologica per la "pulizia etnica" dei pastori, si rivolge questo secondo intervento di Anna, che spiega, filo per segno, la trafila cui deve sottoporsi il pastore che è stato vittima della predazione. Tanto che spesso rinuncia a fare denuncia.
Non so a chi sto rispondendo, ma immagino di parlare con qualcuno che non ha mai né fatto il pastore, né ha avuto a che fare con attacchi di lupi e richieste di rimborsi danni. Innanzi tutto il lupo sceglie come preda sempre le bestie migliori, giovani e spesso quelle gravide.
Quando il pastore trova una pecora uccisa da un lupo deve chiamare il veterinario dell’ASL che viene a constatare che la predazione sia effettivamente da attribuire al lupo. Bisogna poi recarsi presso l’ufficio dello stesso per ritirare il verbale contenente la descrizione dell’attacco e l’elenco delle bestie uccise o ferite( marchi auricolari, età, madre se animale inferiore all’età diagnostica).
Con questo verbale bisogna andare presso gli uffici del CoSmAn (il consorzio che, in Piemonte, tutela con coperture assicurative i rischi di perdite economiche negli allevamenti zootecnici). Tale consorzio detiene la polizza assicurativa in base alla quale verrà effettuato il rimborso( circa un anno dopo). Terminata questa incombenza, bisogna andare dal sindaco del comune ove è avvenuta la predazione affinché rilasci un’ordinanza che autorizza il detentore in alpeggio ad interrare l’animale predato invece che fare intervenire il consorzio di smaltimento carcasse per provvedere allo smaltimento del medesimo. Il giorno seguente, occorre tornare in comune e sottoscrivere un’autocertificazione in cui si dichiara che si è provveduto all’interramento della carcassa( tutto questo ben sapendo, tutti gli attori coinvolti, che nel giro di poche ore, tuttalpiù una notte, cinghiali, volpi o corvi avranno provveduto a spolpare, rosicchiare e fare sparire tutto ciò che il lupo aveva lasciato!).
Si calcoli che per correre nei vari uffici, il pastore deve lasciare il gregge; dove? Rinchiuso per giornate nei recinti elettrici senza mangiare, oppure lo lascerà libero di pascolare esponendolo ad ulteriori attacchi del lupo?
Viene rimborsata per ogni pecora una cifra prestabilita dalla Regione, ma nel frattempo la pecora- quasi sempre gravida a fine estate, quando più frequenti sono gli attacchi- avrebbe partorito uno o due agnelli, che nel calcolo del rimborso non sono previsti; inoltre nessun pastore alleva pecore come cibo per lupi: le seleziona, è affezionato ad ognuna, di ciascuna conosce la madre e le sue attitudini, sa se ha latte, se predisposta a parti gemellari, se è affettuosa con gli agnellini ... Forse vi farebbe piacere che il lupo uccidesse il vostro barboncino, intanto con contributi regionali potreste comprarvene un altro? Per i pastori ad ogni pecora succede la stessa cosa.
Sono disponibile per fornire a coloro che lo richiedano altre informazioni sulle procedure burocratiche e sulla difficile convivenza tra esse e le incombenze quotidiane. L’invito è a provare in prima persona.
Anna Arneodo
Borg. Marchion 8/A -Coumboscuro,
12020 Monterosso Grana- CN-
Fonte: www.ruralpini.it/Tanto_gli_animali_sono_rimborsati.html