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Grazie per la grande riflessione, che però presuppone delle caratteristiche umane e motivazionali non comuni, per lo meno qui. Una volta, ai tempi dei nonni, si viveva per la sussistenza, e di famm,fumm,frecc. Oggi al massimo si vive di turismo il che vuol dire, e senza offesa, della benevolenza della natura e dell'elemosina dei forestieri; non tutti ne hanno vocazione. Se poi aggiungiamo che "Ci vuole formazione, professionalità, passione e dedizione" oltre che "Siamo in un momento di cambiamento epocale, per il lavoro e i nostri stili di vita", abbiamo chiuso il cerchio. Lo stile di vita ambito è sempre quello che ha spopolato queste montagne dal dopoguerra in poi, e che qui non è riproducibile, e la formazione uno se la fa dove poi spenderla è meno difficile, al massimo tornando la sera o nei weekend... Grazie per lo spunto; i giovani i bar qui non li aprono (ammesso che servano), gli basta frequentarli... (Persino i boscaioli sono dovuti venire da fuori)
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