La valle del Rosa

Vanzone: L'egittologo Giuseppe Botti, 17-4-2020

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view post Posted on 17/4/2020, 17:11
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"Dal Monte Rosa alla terra dei faraoni", di Marco Botti, Tangram Edizioni Scientifiche
scritto dal nipote del Professore
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La figura dell’illustre accademico Giuseppe Botti, primo cultore italiano
dello studio della lingua demotica, idioma popolare dell’Antico Egitto,
è delineata con rigore storiografico e agilità giornalistica nel volume
scritto e compendiato dal nipote Marco Botti.

Dai 1000 metri di Romezzano di Bedonia, frazione adagiata tra le rigogliose
foreste degli Appennini parmensi, Giuseppe venditore ambulante di tessuti
nonché nonno paterno del nostro egittologo - nella metà del 1800, emigra con il
fratello nel nord del Piemonte, in Valle Anzasca, insediandosi a Vanzone
con San Carlo dove apre un negozio di drapperie. Si sposa con Caterina Gorini
e dalla loro unione nascono quattro figlie ed un figlio. Quest’ultimo, Bartolomeo,
porterà avanti il lavoro del padre aprendo anche una succursale nel vicino paese
di Macugnaga; a sua volta, nel 1888, egli sposa Maria Gorini. Un anno dopo, alle
nove di sera del 3 novembre 1889, nasce Giuseppe, o meglio: Carlo, Giuseppe,
Gabriele, Maria. Nel 1891, a distanza di appena due anni dalla nascita del
primogenito, viene alla luce Gabriele e nell’autunno del 1892, quando
Maria si trova nuovamente in gravidanza avanzata (avrà, in tutto, dieci
pargoli), Giuseppe, all’età di tre anni, viene “adottato” dai nonni paterni
che abitano nella frazione di Roletto. Laureatosi in Lettere
a pieni voti all’Università di Torino nel 1913, diviene allievo di
Ernesto Schiaparelli e collabora con lui presso il Museo Egizio di Torino.
Nel 1932 viene esonerato dall’insegnamento (era professore nei licei)
e comandato presso la Sezione Egiziana del Museo Archeologico di
Firenze per ordinare la ricca collezione fiorentina e per ricomporre
e studiare i papiri ieratici e demotici di Tebtynis (era l’unico in Italia
a poterlo fare), scoperti dall’archeologo Carlo Anti nell’Oasi del Fayyum.
Sul finire degli anni ’30 diviene il primo demotista italiano.



Nel 1967, con un contributo di 25.000.000 di vecchie Lire stanziate
dal CNR, il Museo Egizio di Torino inaugura il primo volume del
Catalogo Generale con la sua opera più prestigiosa, “L’Archivio
demotico da Deir El- Medineh”. Muore a Firenze il 27 Dicembre 1968.
Dona, per testamento, la sua ricca biblioteca di oltre 1.000 preziosi
volumi al Museo Egizio di Torino e tutti i suoi schedari e carteggi,
oggi custoditi in uno speciale deposito della Soprintendenza per
i Beni Archeologici torinese.

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Giuseppe Botti, famoso egittologo e demotista vanzonese,
si scopre essere anche un grande amante e forse affezionato
collezionista di cartoline. Ben quattro suoi meravigliosi album
sono stati rinvenuti recentemente, dopo anni di oscurità e polvere,
tutti decorati in stile liberty. La raccolta, in totale, conta più di 350
raffigurazioni, in bianco e nero e a colori, di cui la più recente è
datata 1924, mentre la più antica addirittura 1903.



Scriveva il Botti a sua zia Antonia, in una cartolina datata 23 Aprile 1912:

"Ringrazio sentitamente della tua lettera e delle buone notizie.
Al presente le nostre sono pure ottime. Dì pure adesso che accetto
l'incarico per quanto mi sarà possibile. Ricorda al nonno di inviarmi
presto £ 70 come già avevo detto per la seconda rata delle tasse
scolastiche che devo pagare entro il 30 Aprile. Quanto allo stensorio
lo invierò poi a Battista, e l'avviserò del tempo.
Presenta a tutti i più cordiali e sinceri saluti e abbiatevi un caro abbraccio.
Aff. Giuseppe"

(Per la cronaca l'esame andò benissimo 30/30.)



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Edited by BODRI86 - 18/4/2020, 12:18
 
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