La Cioenda e i Burątt
Dopo la costruzione della strada carrozzabile fino a Ceppomorelli, nella seconda metą del 1800,
alcuni grossi commercianti presero di mira i boschi di conifere nel territorio di Macugnaga.
Per facilitare la discesa a valle dei grossi tronchi vennero ideate le cioende. La cioenda č una costruzione
provvisoria fatta con tronchi di albero, che scenderva lungo il pendio della montagna, capace di superare
ogni asperitą del terreno, strisciando nel bosco o volando sulle forre, con lunghe gambe simili a dei ragni.
I tronchi vi scorrevano di punta, provocando un rumore roboante. Se si fermavano venivano indirizzati
e spinti dai "burat" con il loro "sapin".
Quando nel 1870, nella forra del Morghen, la vide il naturalista Antonio Stoppani rimase ammirato
e, deluso quando, nel 1876, vide che era stata totalmente demolita.
Cosģ scrisse lo Stoppani " aveva la forma di un palco senza fine e senza parapetto, aggrappato alla roccia,
composto di tronchi coperti da uno strato di terra, e sostenuto da un numero infinito di altri tronchi.
D'inverno quando gelava, si convertiva in un piano sdrucciolevole, tutto di ghiaccio, lungo il quale i
boratti, facevano scorrere gił, una dopo l'altra, le borre, ossia i tronchi accumulati in grandi cataste.
La cioenda che correva, o quasi volava, da Macugnaga a Ceppomorelli era un portento del suo genere.
Avrebbe dovuto conservarsi come monumento della lotta titanica tra l'arte selvaggia e la selvaggia
natura. Correndo ora pauroso sul fianco del monte, ora solitario nel fitto del bosco, ora vertiginoso
a cavaliere d'una rupe, scavalcava i torrenti che gli muggivano iracondi di sotto, e giunto dove lAnza
si inabissa entro la gola del Morghen, profondamente scavata tra due verticali pareti di nuda roccia,
sorvolava le spume biancheggianti, i gorghi vorticosi, puntellandosi come un ragno dalle gambe
lunghe e filiformi alle ignude pareti a picco, o serpeggiando a guisa di mostruosa nereide, nel
vuoto, con mossa cosģ ardita, cosģ repentina, da incutere insieme meraviglie e spavento"
Alcune immagini d'epoca, tratte dal bel volume "L'Ossola nella fotografia d'epoca 1860/1915" Grossi Editore Domodossola.
Non sono immagini che riguardano la nostra cioenda Anzaschina, ma danno un idea del lavoro dei "buratt".