La valle del Rosa

Agaro Il paese sommerso

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Terex
view post Posted on 3/6/2011, 09:43




Agher - Agaro



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Agaro (Agher) con i suoi 1561 metri di altitudine era il villaggio più alto ed inaccessibile dell’Ossola: l’accesso da Baceno era difficile e pericoloso, battuto d’inverno dalle valanghe. Eppure per quasi sette secoli gli abitanti di questo microscopico comune, situato sul fondo di una conca chiusa da pareti rocciose, combatterono strenuamente per la sopravvivenza, finché nel 1938 si dovettero arrendere ai “superiori interessi della nazione”: in quella data l’abitato venne sommerso sotto 20 milioni di metri cubi del bacino idroelettrico, deciso senza neppure consultarli. Ricevuto un indennizzo, si dispersero per la valle Antigorio.



Agher venne fondato, con coloni walser, nel 1298 dai de Rodis di Baceno, ma ottenne i suoi statuti solo nel 1513 da parte dei Confederati svizzeri; essi disciplinavano soprattutto l’uso delle poche risorse, proibendo rigorosamente il taglio di piante sul fianco del monte Topera, per il pericolo di valanghe, e la vendita di beni immobili a forestieri, per salvaguardare i beni comunali. Agher durante la “piccola età glaciale” venne distrutto più volte dalle valanghe (nel 1650 e nel 1888 le sciagure più gravi), ma sempre ricostruito con tenacia. Gli abitanti presero però l’abitudine di trascorrere l’inverno ad Ausone, Costa e Pioda Calva, frazioni meno esposte al pericolo. Nel secolo scorso essi cominciarono a svernare in valle Antigorio, cosicché già agli inizi del ’900 erano in pochi a parlare correntemente l’antico idioma tedesco.

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La popolazione di Agaro fu sempre limitata a un centinaio di persone anche per effetto dell’emigrazione:

anno 1627 abitanti 34
1711 143
1820 117
1931 48

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Gli Agaresi erano famosi per la loro statura e il loro fisico vigoroso; si sposavano generalmente tra di loro. I cognomi più diffusi erano Deini (d’Heini), Della Balma, Giannini, Tonzi. La vita era dura, soprattutto per le difficoltà di comunicazione: non possedendo né parrocchia né cimitero, gli agaresi erano costretti a portare i loro morti a Baceno. Da Baceno giungevano tutti i rifornimenti, scambiati con l’unico prodotto della conca di Agaro, il formaggio. L’alimentazione era semplice: latte, formaggio, segale (coltivata ad Ausone), carne, patate, polenta. Oltre che con Baceno, gli scambi erano fitti con Salecchio e Formazza (anche gli agaresi ogni anno compivano la processione ad Altillone a fine maggio); stretti contatti erano mantenuti con Binn (Vallese) attraverso la bocchetta d’Arbola (Albrunnpass), dove ci si riforniva di sale, tabacco, zucchero, caffé. D Binn le donne di Agaro presero l’abitudine di fumare e fiutare tabacco

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Le rovine di Agaro emergono in occasione del periodico svuotamento della diga

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www.liceospezia.it/Ipertesti/walser/wagher.htm

Edited by Piero** - 19/5/2013, 11:47
 
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view post Posted on 3/6/2011, 09:59
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La mia casa è quassù fra lo sconfinare delle vette e i racconti del vento... la mia casa è quassù fra le altere pareti e misteriosi silenzi e dolcissimi ricordi. Qui sono io, qui è la mia casa, qui sono le mie montagne

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view post Posted on 3/6/2011, 10:03
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bravo Terex, stupendo!!!!!!!!!!!!

 
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Una cartolina postale spedita da Baceno il 15 Gennaio 1906 raffigurante Agaro 32 anni prima di essere sommerso


 
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view post Posted on 24/11/2011, 20:28
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view post Posted on 2/2/2012, 17:27
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Il diavolo e la pastorella di Agaro



Sui ripidi pendii che sovrastano il piccolo villaggio Walser, c'è un masso
incastonato nella parete del monte. Stando a quanto raccontavano i vecchi

di Agàro, questo masso, imprigionava una ricca fonte nelle viscere della

montagna. Narra la leggenda che il diavolo, intenzionato a distruggere

Agàro, aveva deciso di spostare il masso per liberare la sorgente e allagare

la piana dove sorgeva il paese. Una pastorella, che per caso, aveva

sentito il demonio vantarsi per questo tremendo proposito, si fece

coraggio, si avvicinò alla pietra, e vi tracciò sopra una croce,

elevando al cielo una preghiera. Quando il diavolo si avvicinò

alla roccia compiere il suo atto malvagio, vedendo la croce,

scappò inorridito. In questo modo, grazie allo scongiuro

di una semplice pastorella, il piccolo villaggio Walser si salvò.


A questo punto la leggenda sembra una triste profezia, quello

che non era riuscito al demonio, riuscì, anni dopo, all'uomo.

Era la fine, comune a tanti altri villaggi alpini, sacrificati in nome

del progresso. In Ossola vennero sommersi altri due villaggi Walser,

a Morasco (Z'Marask) in Formazza, e Quarazza (Krats) a Macugnaga.



Raccontano i vecchi di Agaro, che gli ultimi lasciarono le case

quando l'acqua arrivò al terzo gradino, incapaci di rassegnarsi a dover

abbandonare le case. Ammassarono quello che poterono, sotto delle balme,

al riparo dalle intemperie, probabilmente le stesse che ripararno i loro

avi tanti secoli prima, quando arrivarono

dal Vallese per stabilirsi nella vallata.


scrive Annibale Lanzetta "... Così visse e finì la favola!

Ora ci sono solo le acque del lago, con i soli monti,

i boschi, il cielo"



Edited by BODRI86 - 22/8/2018, 16:15
 
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view post Posted on 3/2/2012, 11:40
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